La Grecia antica: i profumi degli Dei

La diffusione del profumo è intimamente legata alla civiltà ellenica. Dall’epoca cretomicenea (1500 a.C.), i Greci credevano nell’esistenza di esseri divini rivelati dagli aromi e dai profumi. Ma non solo: dopo secoli di esclusivo appannaggio divino, gli uomini vanno a poco a poco appropriandosi del piacere del profumo.

Ritenuti di origine divina o favolosa, i profumi sono essenziali nella celebrazione del culto: dopo le offerte di animali si bruciano sostanze profumate rare, come la mirra e l’incenso. Allo stesso modo, la nascita, il matrimonio, la morte vengono accompagnate da fumigazioni e unzioni profumate dalle virtù purificatrici.

I profumi rivestono un ruolo maggiore nei funerali, perché favoriscono il passaggio nell’aldilà. I defunti avvolti in lenzuola profumate, sono arsi o sepolti con preziosi recipienti e piante odorose come la rosa, il giglio, la violetta, senza dubbio simboli di vita eterna.
Nell’antica Grecia, mito e culto della bellezza trovano nel profumo una perfetta sintesi. Gli “euodia” ovvero gli odori buoni – strumento di ricerca del divino – raggiungono il loro apogeo nella raffinatissima Atene di Pericle. Qualche esempio: il “susinon” a base di giglio o il “kipros” a base di menta e bergamotto. E nonostante il veto di alcuni personaggi illustri, come Socrate, l’importanza attribuita al profumo è confermata dal famoso “Trattato degli odori” di Teofrasto, testo base della profumeria antica.

In Grecia, l’atmosfera e i corpi si profumano. Fin dall’epoca di Omero, durante i banchetti, si lavano i piedi degli invitati in segno di ospitalità, poi si offrono loro ghirlande di fiori, vini profumati, unguenti alla rosa e all’olio di garofano. A Creta, prima di partecipare ai famosi spettacoli con i tori micenei, gli atleti ungono il loro corpo con olio profumato.

I Greci consacrano un vero culto dell’igiene del corpo e della bellezza plastica. La profumazione del corpo entra a far parte della vita quotidiana ed è il completamento della bellezza femminile. L’offerta è ormai profana: è fatta per l’uomo e ha una forte connotazione sessuale.

In medicina Ippocrate esalta dei rimedi a base di salvia, di malva, di cumino somministrati sottoforma di suffumigi, frizioni e bagni. Dopo le abluzioni ai bagni pubblici, luoghi di socializzazione, uomini e donne profumano i loro corpi di olii all’iris, alla maggiorana…

La natura privilegiata del paese offre numerose piante aromatiche. Olii vegetali, come l’olio di oliva, permettono di fissarle. Le conquiste di Alessandro Magno, la sua scoperta della via delle spezie e degli aromi, introducono l’uso del sandalo, della cannella, della noce moscata, del nardo, del benzoino e del costus. Cominciano a essere utilizzati i primi profumi di origine animale: il castoro, il muschio, lo zibetto e l’ambra grigia.

Nell’epoca ellenistica il profumo diventa un prodotto finito ed esportabile. Le materie prime provengono da tutto il mondo allora conosciuto.

La diffusione del profumo è intimamente legata alla civiltà ellenica. Dall’epoca cretomicenea (1500 a.C.), i Greci credevano nell’esistenza di esseri divini rivelati dagli aromi e dai profumi. Ma non solo: dopo secoli di esclusivo appannaggio divino, gli uomini vanno a poco a poco appropriandosi del piacere del profumo.

Ritenuti di origine divina o favolosa, i profumi sono essenziali nella celebrazione del culto: dopo le offerte di animali si bruciano sostanze profumate rare, come la mirra e l’incenso. Allo stesso modo, la nascita, il matrimonio, la morte vengono accompagnate da fumigazioni e unzioni profumate dalle virtù purificatrici.

I profumi rivestono un ruolo maggiore nei funerali, perché favoriscono il passaggio nell’aldilà. I defunti avvolti in lenzuola profumate, sono arsi o sepolti con preziosi recipienti e piante odorose come la rosa, il giglio, la violetta, senza dubbio simboli di vita eterna.
Nell’antica Grecia, mito e culto della bellezza trovano nel profumo una perfetta sintesi. Gli “euodia” ovvero gli odori buoni – strumento di ricerca del divino – raggiungono il loro apogeo nella raffinatissima Atene di Pericle. Qualche esempio: il “susinon” a base di giglio o il “kipros” a base di menta e bergamotto. E nonostante il veto di alcuni personaggi illustri, come Socrate, l’importanza attribuita al profumo è confermata dal famoso “Trattato degli odori” di Teofrasto, testo base della profumeria antica.

In Grecia, l’atmosfera e i corpi si profumano. Fin dall’epoca di Omero, durante i banchetti, si lavano i piedi degli invitati in segno di ospitalità, poi si offrono loro ghirlande di fiori, vini profumati, unguenti alla rosa e all’olio di garofano. A Creta, prima di partecipare ai famosi spettacoli con i tori micenei, gli atleti ungono il loro corpo con olio profumato.

I Greci consacrano un vero culto dell’igiene del corpo e della bellezza plastica. La profumazione del corpo entra a far parte della vita quotidiana ed è il completamento della bellezza femminile. L’offerta è ormai profana: è fatta per l’uomo e ha una forte connotazione sessuale.

In medicina Ippocrate esalta dei rimedi a base di salvia, di malva, di cumino somministrati sottoforma di suffumigi, frizioni e bagni. Dopo le abluzioni ai bagni pubblici, luoghi di socializzazione, uomini e donne profumano i loro corpi di olii all’iris, alla maggiorana…

La natura privilegiata del paese offre numerose piante aromatiche. Olii vegetali, come l’olio di oliva, permettono di fissarle. Le conquiste di Alessandro Magno, la sua scoperta della via delle spezie e degli aromi, introducono l’uso del sandalo, della cannella, della noce moscata, del nardo, del benzoino e del costus. Cominciano a essere utilizzati i primi profumi di origine animale: il castoro, il muschio, lo zibetto e l’ambra grigia.

Nell’epoca ellenistica il profumo diventa un prodotto finito ed esportabile. Le materie prime provengono da tutto il mondo allora conosciuto.

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