Il 18° secolo è il grande periodo intellettuale e mondano di Grasse: i guantai profumieri conoscono una grande prosperità ma, colpiti dalla crisi del commercio del cuoio, abbandonano progressivamente la guanteria per votarsi unicamente alla profumeria grazie anche a un movimento a favore dell’igiene e del bagno che si delinea in questo periodo e si concretizza nell’apparizione di due spazi fino ad allora inesistenti nelle case, la stanza per la toilette e la sala da bagno.
Nasce una nuova sensibilità olfattiva che si traduce in una intolleranza agli odori forti e a un ritorno agli odori campestri e agli aromi naturali. Ai profumi violenti che nascondono effluvi nauseabondi si sostituiscono preparazioni fiorite e sofisticate, colorate di fantasia. È grazie a Maria Antonietta, alla fine del secolo, che sono introdotte alla corte di Francia acque delicate composte di fiori: l’Eau Divine, l’Acqua di Mille Fiori, l’Eau di Bouquet di Primavera oltre che l’Aqua Admirabilis e l’Eau Sans Pareille sono profumi arrivati dalla Germania – sotto la denominazione generica di acque di Colonia – che conoscono un gran successo a Parigi. La fama dei profumieri francesi favorisce lo sviluppo della profumeria di Grasse e la cultura delle piante e dei profumi tanto che compaiono delle nuove metodologie, come la tecnica dell’enfleurage o la lavorazione delle scorze di bergamotto.
È in questo periodo (1775) che Jean François Houbigant, uno dei più grandi “nasi” profumieri, arriva a Parigi. Distillatori e profumieri di qualità producono delle acque leggere e trasparenti che sono contenute in flaconi di cristallo di Boemia o d’Inghilterra. Nel 1795 la manifattura Baccarat, con la sua esperienza di flaconi di vetro, conosce un grande successo. Sarà ben presto seguita da Lalique che creerà i flaconi più belli della profumeria antica, in modo particolare per Molinard e, in seguito, per Nina Ricci.
In effetti questo secolo, regno della seduzione, conosce una proliferazione di minutaglie preziose che contengono profumo e belletti: astucci, “pommander”, “boîtes bergamotes” tipiche di Grasse, potpourri per i profumi d’ambiente. Il sapone, la cui qualità migliora considerevolmente con la scoperta della soda artificiale nel 1791, occupa un posto considerevole nella profumeria.
La rivoluzione francese arrecherà un colpo terribile alla profumeria, nonostante la creazione di fragranze dai nomi evocativi come “Profumo alla Ghigliottina” e “Alla Nazione”. Sarà solo con il Direttorio che questa tendenza verrà soffocata da una frenesia di lusso e di piacere che si impossessa della società: a Parigi, che diventa la capitale della moda, tutti sono pazzi per il musc, per lo zibetto, per la noce moscata.
In Italia, a Milano, nel 1778 nasce la “Casa di Profumo, Saponi e Articoli per Toletta Migone & C.”, una delle più longeve case italiane a respiro nazionale e internazionale, fondata da Angelo Migone. La Casa Migone produce profumi (tra cui Margherita, Amor, Excelsior, Bacio d’Amore, Falstaff), tinture per capelli, lozioni, estratti, ciprie, saponi e creme, esportando i propri prodotti, a seconda delle vicende politiche in continuo mutamento, anche lungo tutto il bacino del Mediterraneo. Rimane sul mercato per quasi duecento anni, testimone delle vicende di Milano dalla dominazione austriaca e napoleonica al Risorgimento, all’Unità d’Italia e via via sino alla seconda guerra mondiale, dislocando o ampliando i propri magazzini nei luoghi di volta in volta più adatti all’organizzazione aziendale: dalla periferia di Milano – una delle prime locazioni del magazzino fu lungo le mura spagnole – sino alla sede di via Torino e quindi in via Orefici, accanto al Duomo, dove viene trasferito l’esercizio di rappresentanza. Già verso la metà dell’Ottocento, intanto, si dà inizio alla costruzione di una fabbrica di saponi e profumi tra i nuovi insediamenti industriali fuori dalle mura di Porta Venezia, lungo l’antica Strada per Bergamo (in seguito corso Buenos Aires) e nel 1928 la fabbrica-magazzino trasloca in via Ripamonti, in nuovi fabbricati più capienti e adatti all’espansione della ditta. Tuttavia, dopo la seconda guerra mondiale, la Casa Migone non sa adattarsi con altrettanta velocità ai rapidi cambiamenti e cessa di esistere agli inizi degli anni ‘50.
Il 18° secolo è il grande periodo intellettuale e mondano di Grasse: i guantai profumieri conoscono una grande prosperità ma, colpiti dalla crisi del commercio del cuoio, abbandonano progressivamente la guanteria per votarsi unicamente alla profumeria grazie anche a un movimento a favore dell’igiene e del bagno che si delinea in questo periodo e si concretizza nell’apparizione di due spazi fino ad allora inesistenti nelle case, la stanza per la toilette e la sala da bagno.
Nasce una nuova sensibilità olfattiva che si traduce in una intolleranza agli odori forti e a un ritorno agli odori campestri e agli aromi naturali. Ai profumi violenti che nascondono effluvi nauseabondi si sostituiscono preparazioni fiorite e sofisticate, colorate di fantasia. È grazie a Maria Antonietta, alla fine del secolo, che sono introdotte alla corte di Francia acque delicate composte di fiori: l’Eau Divine, l’Acqua di Mille Fiori, l’Eau di Bouquet di Primavera oltre che l’Aqua Admirabilis e l’Eau Sans Pareille sono profumi arrivati dalla Germania – sotto la denominazione generica di acque di Colonia – che conoscono un gran successo a Parigi. La fama dei profumieri francesi favorisce lo sviluppo della profumeria di Grasse e la cultura delle piante e dei profumi tanto che compaiono delle nuove metodologie, come la tecnica dell’enfleurage o la lavorazione delle scorze di bergamotto.
È in questo periodo (1775) che Jean François Houbigant, uno dei più grandi “nasi” profumieri, arriva a Parigi. Distillatori e profumieri di qualità producono delle acque leggere e trasparenti che sono contenute in flaconi di cristallo di Boemia o d’Inghilterra. Nel 1795 la manifattura Baccarat, con la sua esperienza di flaconi di vetro, conosce un grande successo. Sarà ben presto seguita da Lalique che creerà i flaconi più belli della profumeria antica, in modo particolare per Molinard e, in seguito, per Nina Ricci.
In effetti questo secolo, regno della seduzione, conosce una proliferazione di minutaglie preziose che contengono profumo e belletti: astucci, “pommander”, “boîtes bergamotes” tipiche di Grasse, potpourri per i profumi d’ambiente. Il sapone, la cui qualità migliora considerevolmente con la scoperta della soda artificiale nel 1791, occupa un posto considerevole nella profumeria.
La rivoluzione francese arrecherà un colpo terribile alla profumeria, nonostante la creazione di fragranze dai nomi evocativi come “Profumo alla Ghigliottina” e “Alla Nazione”. Sarà solo con il Direttorio che questa tendenza verrà soffocata da una frenesia di lusso e di piacere che si impossessa della società: a Parigi, che diventa la capitale della moda, tutti sono pazzi per il musc, per lo zibetto, per la noce moscata.
In Italia, a Milano, nel 1778 nasce la “Casa di Profumo, Saponi e Articoli per Toletta Migone & C.”, una delle più longeve case italiane a respiro nazionale e internazionale, fondata da Angelo Migone. La Casa Migone produce profumi (tra cui Margherita, Amor, Excelsior, Bacio d’Amore, Falstaff), tinture per capelli, lozioni, estratti, ciprie, saponi e creme, esportando i propri prodotti, a seconda delle vicende politiche in continuo mutamento, anche lungo tutto il bacino del Mediterraneo. Rimane sul mercato per quasi duecento anni, testimone delle vicende di Milano dalla dominazione austriaca e napoleonica al Risorgimento, all’Unità d’Italia e via via sino alla seconda guerra mondiale, dislocando o ampliando i propri magazzini nei luoghi di volta in volta più adatti all’organizzazione aziendale: dalla periferia di Milano – una delle prime locazioni del magazzino fu lungo le mura spagnole – sino alla sede di via Torino e quindi in via Orefici, accanto al Duomo, dove viene trasferito l’esercizio di rappresentanza. Già verso la metà dell’Ottocento, intanto, si dà inizio alla costruzione di una fabbrica di saponi e profumi tra i nuovi insediamenti industriali fuori dalle mura di Porta Venezia, lungo l’antica Strada per Bergamo (in seguito corso Buenos Aires) e nel 1928 la fabbrica-magazzino trasloca in via Ripamonti, in nuovi fabbricati più capienti e adatti all’espansione della ditta. Tuttavia, dopo la seconda guerra mondiale, la Casa Migone non sa adattarsi con altrettanta velocità ai rapidi cambiamenti e cessa di esistere agli inizi degli anni ‘50.