L’Islam: i profumi della cultura e la scienza

Dopo la caduta dell’Impero romano, avvenuta nel 476 d.C., l’Occidente piomba per secoli nella barbarie. La cultura del profumo per uso personale o d’ambiente resta viva in Oriente.

Maometto usava dire: “Le donne, i bambini e i profumi sono ciò che amo di più al mondo”.

Gli Arabi, a partire dall’8° secolo, traducono i testi ellenistici, persiani, romani, bizantini, e li conservano in immense biblioteche. Queste traduzioni sono la base delle scienze mediche, farmaceutiche e chimiche per i secoli successivi anche per il resto del bacino del Mediterraneo e dell’Europa. La grande cultura scientifica degli Arabi influenza nel Medioevo le scuole di Salerno e di Montpellier, specializzate nella ricerca farmaceutica legata alla profumeria.

L’Alchimia medioevale deve tutto all’al-kimîya che riserva una parte importante all’arte della distillazione. Gli Arabi non sono gli inventori di questa tecnica ma l’hanno raffinata e diffusa in tutta Europa. Nel periodo in cui tutti i profumi utilizzavano dei corpi grassi come supporto, nel 10° secolo gli Arabi inventano l’alambicco. Il profumo prende allora l’alcool come vettore: ciò permette di distillare un numero enorme di piante e allargare la gamma degli aromi disponibili in profumeria. Sarà solo nel 13° secolo che, alla fine delle Crociate, il profumo farà ritorno in Europa.

Il Corano permette agli uomini di godere delle gioie della vita nella misura in cui queste prefigurano quelle del paradiso. Ad immagine dei Campi Elisi greci, il paradiso musulmano è impregnato dei profumi più soavi. Il Corano parla di donne, le houris, fatte del “musc più puro”.

L’Arabia è la terra degli aromi per eccellenza. Properzio, poeta latino agli albori dell’era cristiana, parla dell’”Arabia dei mille profumi”. La letteratura e la poesia abbondano di testi ispirati dai profumi e dai fiori. I poeti Hafiz e Saadi cantano la rosa, il cui odore è il più pregiato nel mondo arabo, con quello del muschio.

L’acqua di rose viene utilizzata per profumare le stanze della casa o aromatizzare certi piatti: loukoums, dolciumi e sorbetti. Si beve da coppe impregnate di resine odorose, si mescola ambra grigia al caffè.

I riti di purificazione dei musulmani sono molto rigidi e accompagnano tutte le tappe della vita quotidiana. Per purificarsi completamente gli uomini vanno regolarmente ai bagni pubblici. Nei loro harem le donne musulmane consacrano la maggior parte del tempo a mettere in risalto la loro bellezza.

Dopo la caduta dell’Impero romano, avvenuta nel 476 d.C., l’Occidente piomba per secoli nella barbarie. La cultura del profumo per uso personale o d’ambiente resta viva in Oriente.

Maometto usava dire: “Le donne, i bambini e i profumi sono ciò che amo di più al mondo”.

Gli Arabi, a partire dall’8° secolo, traducono i testi ellenistici, persiani, romani, bizantini, e li conservano in immense biblioteche. Queste traduzioni sono la base delle scienze mediche, farmaceutiche e chimiche per i secoli successivi anche per il resto del bacino del Mediterraneo e dell’Europa. La grande cultura scientifica degli Arabi influenza nel Medioevo le scuole di Salerno e di Montpellier, specializzate nella ricerca farmaceutica legata alla profumeria.

L’Alchimia medioevale deve tutto all’al-kimîya che riserva una parte importante all’arte della distillazione. Gli Arabi non sono gli inventori di questa tecnica ma l’hanno raffinata e diffusa in tutta Europa. Nel periodo in cui tutti i profumi utilizzavano dei corpi grassi come supporto, nel 10° secolo gli Arabi inventano l’alambicco. Il profumo prende allora l’alcool come vettore: ciò permette di distillare un numero enorme di piante e allargare la gamma degli aromi disponibili in profumeria. Sarà solo nel 13° secolo che, alla fine delle Crociate, il profumo farà ritorno in Europa.

Il Corano permette agli uomini di godere delle gioie della vita nella misura in cui queste prefigurano quelle del paradiso. Ad immagine dei Campi Elisi greci, il paradiso musulmano è impregnato dei profumi più soavi. Il Corano parla di donne, le houris, fatte del “musc più puro”.

L’Arabia è la terra degli aromi per eccellenza. Properzio, poeta latino agli albori dell’era cristiana, parla dell’”Arabia dei mille profumi”. La letteratura e la poesia abbondano di testi ispirati dai profumi e dai fiori. I poeti Hafiz e Saadi cantano la rosa, il cui odore è il più pregiato nel mondo arabo, con quello del muschio.

L’acqua di rose viene utilizzata per profumare le stanze della casa o aromatizzare certi piatti: loukoums, dolciumi e sorbetti. Si beve da coppe impregnate di resine odorose, si mescola ambra grigia al caffè.

I riti di purificazione dei musulmani sono molto rigidi e accompagnano tutte le tappe della vita quotidiana. Per purificarsi completamente gli uomini vanno regolarmente ai bagni pubblici. Nei loro harem le donne musulmane consacrano la maggior parte del tempo a mettere in risalto la loro bellezza.

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