L’Esposizione Universale del 1900 attesta per la prima volta il successo del profumo su larga scala: nasce così la profumeria moderna. Il profumo è considerato come una creazione originale molto vicina a una creazione artistica, ciò che incoraggia i grandi creatori di moda a lanciarsi nella nuova avventura, creativa e commerciale, della vendita del profumo.
Lo stilista francese Paul Poiret inventa la nozione di “sarto profumiere”: una sottile alleanza tra il lusso dell’alta moda e il profumo che, da questo momento, non smetterà più di ampliarsi.
Il ‘900 consacra anche la profumeria italiana come la più importante e diffusa sul territorio nazionale: Alcune case cosmetiche hanno una produzione che soddisfa un’esigenza provinciale o regionale, altre esportano con successo i loro prodotti anche all’estero.
1900 – 1920
Dopo lo shock della prima guerra mondiale, che lascia un’Europa esangue, arriva il periodo degli “anni ruggenti”: la pace finalmente ritrovata richiama a una corsa sfrenata alle novità, a una volontà di godere di ogni istante, a una ricerca di modernità. Il profumo diventa un prodotto di lusso.
In Francia, troviamo grandi profumieri e nuovi marchi di profumi: François Coty, il creatore di Chypre; Parfums de Rosine, marchio del couturier Paul Poiret; Lubin e la sua celebre Eau de Lubin; Guerlain che lancia Shalimar, l’Heure Bleue, Mitsouko, Vol de Nuit.
Negli Stati Uniti nascono i primi istituti di cura del corpo e cosmesi.
1921 – 1930
Le donne lavorano e si emancipano, e richiedono pertanto dinamismo e freschezza anche ai loro profumi: le aldeidi conferiscono questo soffio alle creazioni.
È in quest’epoca che celebri stilisti creano i loro primi profumi, seguendo le tracce di Paul Poiret: le sorelle Callot, Gabrielle Chanel, Jeanne Lanvin, Lucien Lelong.
È Ernest Beaux, profumiere della società Rallet, che compone nel 1921 per Coco Chanel il famoso N° 5, prototipo dei profumi aldeidati. Come i suoi tailleur, i flaconi che “vestono” i suoi profumi sono sobri ed eleganti, ornati di una semplice etichetta su fondo bianco sul quale spicca il nome della fragranza in lettere nere.
Nel 1927, Jeanne Lanvin lancia Arpège, creato da André Fraysse, nella celebre boccia in cristallo nero disegnata dal suo amico Armand Rateau e decorato da Paul Iribe.
L’euforia che caratterizza ogni aspetto di questo periodo storico si spegne con la crisi economica del 1929.
1931 – 1940
Negli anni Trenta c’è la “grande depressione”: la disoccupazione dilaga ovunque e c’è poco posto per il profumo.
Il sarto Jean Patou crea “Cocktail Dry”, “Love of Love”, “Joy”. Si serve anche delle notizie di attualità per lanciare nel 1935 “Normandie”, che commemora la crociera inaugurale del piroscafo e il cui flacone in vetro e acciaio ne riprende la forma. Seguono “Vacances” nel 1936 per festeggiare le prime ferie pagate, poi “Colony” a forma di ananas stilizzato.
In Italia vengono fondate Adam nel 1935 e Satinine nel 1930.
Nasce Fabergè nel 1938 ed Elizabeth Arden crea nel 1935 la sua prima fragranza.
Poi scoppia la guerra e la moda si adatta alle restrizioni.
1941 – 1950
Dopo la guerra si annunciano tempi nuovi.
I grandi sarti impongono fragranze di carattere: nel 1947, Dior lancia la sua prima collezione di moda, New Look, che rilancia l’industria della moda in Francia. Il profumo è usato per farsi notare.
Esce Marie Claire, primo settimanale femminile rivolto al grosso pubblico che parla di moda e di bellezza.
I profumi celebrano il ritorno della pace, come Nina Ricci con il suo profumo “Coeur Joie” ed Elsa Schiaparelli con “Le Roi Soleil”, in uno straordinario flacone disegnato da Salvador Dalì. Altri stilisti lanciano i loro profumi anch’essi accolti nell’antologia della profumeria francese: “Vent Vert” di Balmain, “Ma Griffe” di Carven, “Bandit de Piguet” composto da Germaine Cellier, la prima donna “naso” soprannominata “enfant terrible”. E ancora “Air du Temps” di Nina Ricci, “Miss Dior” di Christian Dior, “Cabochard” di Grès. Nasce Lancôme nel 1949.
Nel 1948, Helena Rubinstein crea la sua prima fragranza.
Si forma una nuova generazione di creatori, tanto inventivi che talentuosi. Mentre i grandi profumi dell’epoca si chiamano con nomi evocativi di eventi o sensazioni, il compositore di profumi Edmond Roudnitska crea nel 1944 “Femme” che lo stilista Marcel Rochas lancia nel 1945.
In Italia nascono le società Morris e Victor nel 1949.
1951 – 1960
Con la liberazione, gli americani portano in Europa chewing gum, blue jeans e rock’n roll. Anche la vita delle donne si trasforma: costrette a lavorare nelle fabbriche per sostenere lo “sforzo bellico”, le donne scoprono l’indipendenza economica.
Il prêt-à-porter sostituisce le confezioni di sartoria. Anche i profumi diventano più accessibili: sono alla portata di tutti ed emanano fragranze leggere e vivaci.
Nel 1953, Estée Lauder crea la sua prima fragranza.
In questi anni, nascono anche le eau de toilette maschili con lavanda e vetiver che sottolineano una eleganza discreta, anche se il profumo maschile resta ancora legato al rito della rasatura.
Nascono Hermès nel 1951 e Vidal nel 1955.
1961 – 1970
Negli anni ‘60 il movimento hyppie, nato a San Francisco, predica un ritorno alla natura, il rifiuto delle costrizioni, l’uguaglianza dei sessi, la ricerca dei paradisi artificiali al grido di “fate l’amore, non la guerra”. Musica pop, giacconi di cuoio nero, capelli lunghi, sono i simboli di questa gioventù ribelle. Dalle manifestazioni contro la guerra del Vietnam al maggio ’68, un vento di ribellione soffia ovunque tra i giovani e si diffonde in Europa. La gioventù scopre l’India, i suoi guru, le sue sette e i suoi aromi: si profuma di sandalo, di musc e di patchouli e brucia bastoncini di incenso.
Parallelamente a questa anti-moda, l’alta moda si orienta verso il prêt-à-porter di lusso con Yves Saint-Laurent, Daniel Hechter, Paco Rabanne, Cacharel, Courrèges.
Nel 1966, Dior lancia “Eau Sauvage”, creata da Edmond Roudnitska: a un tempo discreta e persistente, segna l’avvento della profumeria al maschile e apre la via alle eau frâiche femminili, mascoline e androgine.
Nascono Capucci nel 1963, Emilio Pucci e Aramis nel 1966, Puig nel 1968 e Shiseido nel 1969.
1971 – 1980
Gli anni ‘70 inaugurano un periodo di reale apertura all’estero di cui beneficia largamente la cultura americana. Le nuove tecniche di commercializzazione riflettono perfettamente questo movimento: non si tratta più di produrre e di vendere, ma di analizzare il mercato e il comportamento dei consumatori per rispondere alle loro aspettative e dunque di ottimizzare la redditività. Gli obiettivi più importanti diventano il successo mediatico e le cifre di vendita.
Anche per il profumo l’importante è il messaggio che trasmette. Femminismo, ritorno alla natura, movimento gay, punk, neo-romanticismo: si vedono emergere stili di vita contrastanti e la coesistenza di molte tendenze.
In Europa, come negli Stati Uniti, nascono profumi concettuali che si rivolgono a una donna sofisticata e provocante o naturale e romantica. Appaiono sul mercato veri e propri profumi maschili: l’uomo dissocia profumo e dopobarba.
La profumeria francese si internazionalizza, componendo i suoi profumi sui modelli americani e raddoppiando le sue concentrazioni. Così il profumo “Opium”, lanciato da Yves Saint-Laurent nel 1977, è la versione francese del profumo americano “Charlie” di Revlon, lanciato nel 1973.
Nascono Givenchy nel 1970, Balenciaga nel 1971, Azzaro nel 1975, Van Cleef & Arpels nel 1976, Ralph Lauren nel 1978 e Bogart nel 1980.
In Italia i primi anni ’70 sono quelli della crisi energetica e dell’austerity. Mentre i consumi interni subiscono un calo, si afferma all’estero il made in Italy, un concetto che diventa nel mondo sinonimo di stile ed eleganza. Dalla moda al design, dal cibo ai gioielli, passando dalle scarpe alle automobili sportive, i prodotti italiani arrivano nei più remoti angoli del mondo. Gli stilisti italiani cominciano a creare le loro prime fragranze: Gucci nel 1974, Valentino Garavani e Trussardi nel 1976, Nino Cerruti nel 1979, Krizia nel 1980, Mila Schön nel 1981.
Nascono aziende come ICR nel 1975, Euroitalia, Florbath.
La fine del decennio vede un cambio di prospettive in tutti i settori produttivi: non si tratta più solo di produrre e di vendere, ma di analizzare il mercato e il comportamento dei consumatori per rispondere alle loro aspettative e dunque di ottimizzare la redditività. Anche per il profumo l’importante è il messaggio che trasmette. Si vedono emergere in questi anni stili di vita contrastanti, coesistono parecchie tendenze: femminismo, ritorno alla natura, movimento gay, punk, neo-romanticismo. L’uomo dissocia profumo e dopobarba: appaiono, dopo le eau de toilette, veri e propri profumi maschili.
1981 – 1990
Gli anni ‘80 sono gli anni delle sensazioni forti. Uomini e donne si trovano a lottare gomito a gomito nella corsa per la realizzazione personale. È l’esplosione del body building e degli sport di velocità: il corpo deve essere agile ed efficace.
Il profumo maschile esalta il corpo dell’uomo. Compaiono concetti come bellezza “multiforme”, appartenenza a un “clan” per il proprio abbigliamento, pettinatura, profumo. Le donne affermano e consolidano le loro conquiste professionali con vestiti scollati e fragranze così forti da poter suscitare malessere.
Provenienti dagli Stati Uniti, le note fruttate rinnovano la profumeria maschile e femminile. Tra le creazioni citiamo “Paris” di Yves Saint-Laurent e “Poison” di Christian Dior.
Si affacciano nel panorama olfattivo internazionale Orlane e Serge Lutens nel 1983, Lacoste e Davidoff nel 1984, Artisan Parfumeur nel 1985, Ted Lapidus e Cartier nel 1987, Kenzo nel 1988. Burberry, storica azienda inglese fondata nel 1856, in questi anni propone sul mercato le sue prime fragranze.
Sono gli anni che vedono il trionfo del made in Italy in tutto il mondo e in tutti i settori produttivi, specialmente nella moda. Gli stilisti italiani più affermati firmano le loro prime creazioni in campo olfattivo: Versace, Armani e Missoni nel 1981, Ferrè nel 1985, Fendi e Benetton nel 1987, Laura Biagiotti nel 1988, Valentino nel 1990.
Nel 1981 nasce anche Hanorah.
1991 – 2000
Sono gli anni della globalizzazione. La proliferazione di stili di abbigliamento, musicali e linguistici emerge anche nelle creazioni profumate dal destino spesso tanto effimero quanto quello delle mode che li hanno ispirati. Collegati ormai da internet, dai satelliti, dai telefoni cellulari, gli abitanti del villaggio globale sviluppano stili di abbigliamento, musicali e linguistici dal destino spesso tanto effimero quanto quello delle mode che li hanno ispirati, senza una reale tendenza dominante.
Grazie a metodi economicamente e tecnicamente sempre più performanti, il nostro ambiente olfattivo può essere riprodotto sia dall’industria della profumeria che da quella degli aromi. Come la televisione che moltiplica i suoi programmi grazie ai satelliti, si sviluppa anche uno “zapping” dei consumi.
La comparsa dei movimenti ecologisti e il successo delle medicine non tradizionali esprimono un’aspirazione al naturale e alla dolcezza.
Per reazione al decennio precedente, le nuove fragranze richiamano l’acqua come per appagare un desiderio di purificazione. Profumi marini, acquatici, vegetali, poi naturali per ritornare all’essenziale: la terra, il fuoco, l’acqua, il vento.
Alcuni profumi uniscono dolcemente il gusto e l’odorato: vaniglia, caramello, latte… in una evocazione del mondo dell’infanzia.
L’uomo si apre al mondo delle emozioni, si profuma per sedurre.
Affermando la loro appartenenza a un gruppo, una “tribù”, le giovani generazioni adottano uno stile spesso unisex, come l’eau de toilette “CK One” di Calvin Klein. Compaiono le prime note golose in “Angel” di Thierry Mugler, “Le Mâle” di Jean-Paul Gaultier, “Lolita Lempicka”. Nasce “L’Eau d’Issey” di Miyake nel 1992.
In Italia, nel 1916, nasce Acqua di Parma. Bulgari e Ferragamo propongono sul mercato le loro prime fragranze.
L’Esposizione Universale del 1900 attesta per la prima volta il successo del profumo su larga scala: nasce così la profumeria moderna. Il profumo è considerato come una creazione originale molto vicina a una creazione artistica, ciò che incoraggia i grandi creatori di moda a lanciarsi nella nuova avventura, creativa e commerciale, della vendita del profumo.
Lo stilista francese Paul Poiret inventa la nozione di “sarto profumiere”: una sottile alleanza tra il lusso dell’alta moda e il profumo che, da questo momento, non smetterà più di ampliarsi.
Il ‘900 consacra anche la profumeria italiana come la più importante e diffusa sul territorio nazionale: Alcune case cosmetiche hanno una produzione che soddisfa un’esigenza provinciale o regionale, altre esportano con successo i loro prodotti anche all’estero.
1900 – 1920
Dopo lo shock della prima guerra mondiale, che lascia un’Europa esangue, arriva il periodo degli “anni ruggenti”: la pace finalmente ritrovata richiama a una corsa sfrenata alle novità, a una volontà di godere di ogni istante, a una ricerca di modernità. Il profumo diventa un prodotto di lusso.
In Francia, troviamo grandi profumieri e nuovi marchi di profumi: François Coty, il creatore di Chypre; Parfums de Rosine, marchio del couturier Paul Poiret; Lubin e la sua celebre Eau de Lubin; Guerlain che lancia Shalimar, l’Heure Bleue, Mitsouko, Vol de Nuit.
Negli Stati Uniti nascono i primi istituti di cura del corpo e cosmesi.
1921 – 1930
Le donne lavorano e si emancipano, e richiedono pertanto dinamismo e freschezza anche ai loro profumi: le aldeidi conferiscono questo soffio alle creazioni.
È in quest’epoca che celebri stilisti creano i loro primi profumi, seguendo le tracce di Paul Poiret: le sorelle Callot, Gabrielle Chanel, Jeanne Lanvin, Lucien Lelong.
È Ernest Beaux, profumiere della società Rallet, che compone nel 1921 per Coco Chanel il famoso N° 5, prototipo dei profumi aldeidati. Come i suoi tailleur, i flaconi che “vestono” i suoi profumi sono sobri ed eleganti, ornati di una semplice etichetta su fondo bianco sul quale spicca il nome della fragranza in lettere nere.
Nel 1927, Jeanne Lanvin lancia Arpège, creato da André Fraysse, nella celebre boccia in cristallo nero disegnata dal suo amico Armand Rateau e decorato da Paul Iribe.
L’euforia che caratterizza ogni aspetto di questo periodo storico si spegne con la crisi economica del 1929.
1931 – 1940
Negli anni Trenta c’è la “grande depressione”: la disoccupazione dilaga ovunque e c’è poco posto per il profumo.
Il sarto Jean Patou crea “Cocktail Dry”, “Love of Love”, “Joy”. Si serve anche delle notizie di attualità per lanciare nel 1935 “Normandie”, che commemora la crociera inaugurale del piroscafo e il cui flacone in vetro e acciaio ne riprende la forma. Seguono “Vacances” nel 1936 per festeggiare le prime ferie pagate, poi “Colony” a forma di ananas stilizzato.
In Italia vengono fondate Adam nel 1935 e Satinine nel 1930.
Nasce Fabergè nel 1938 ed Elizabeth Arden crea nel 1935 la sua prima fragranza.
Poi scoppia la guerra e la moda si adatta alle restrizioni.
1941 – 1950
Dopo la guerra si annunciano tempi nuovi.
I grandi sarti impongono fragranze di carattere: nel 1947, Dior lancia la sua prima collezione di moda, New Look, che rilancia l’industria della moda in Francia. Il profumo è usato per farsi notare.
Esce Marie Claire, primo settimanale femminile rivolto al grosso pubblico che parla di moda e di bellezza.
I profumi celebrano il ritorno della pace, come Nina Ricci con il suo profumo “Coeur Joie” ed Elsa Schiaparelli con “Le Roi Soleil”, in uno straordinario flacone disegnato da Salvador Dalì. Altri stilisti lanciano i loro profumi anch’essi accolti nell’antologia della profumeria francese: “Vent Vert” di Balmain, “Ma Griffe” di Carven, “Bandit de Piguet” composto da Germaine Cellier, la prima donna “naso” soprannominata “enfant terrible”. E ancora “Air du Temps” di Nina Ricci, “Miss Dior” di Christian Dior, “Cabochard” di Grès. Nasce Lancôme nel 1949.
Nel 1948, Helena Rubinstein crea la sua prima fragranza.
Si forma una nuova generazione di creatori, tanto inventivi che talentuosi. Mentre i grandi profumi dell’epoca si chiamano con nomi evocativi di eventi o sensazioni, il compositore di profumi Edmond Roudnitska crea nel 1944 “Femme” che lo stilista Marcel Rochas lancia nel 1945.
In Italia nascono le società Morris e Victor nel 1949.
1951 – 1960
Con la liberazione, gli americani portano in Europa chewing gum, blue jeans e rock’n roll. Anche la vita delle donne si trasforma: costrette a lavorare nelle fabbriche per sostenere lo “sforzo bellico”, le donne scoprono l’indipendenza economica.
Il prêt-à-porter sostituisce le confezioni di sartoria. Anche i profumi diventano più accessibili: sono alla portata di tutti ed emanano fragranze leggere e vivaci.
Nel 1953, Estée Lauder crea la sua prima fragranza.
In questi anni, nascono anche le eau de toilette maschili con lavanda e vetiver che sottolineano una eleganza discreta, anche se il profumo maschile resta ancora legato al rito della rasatura.
Nascono Hermès nel 1951 e Vidal nel 1955.
1961 – 1970
Negli anni ‘60 il movimento hyppie, nato a San Francisco, predica un ritorno alla natura, il rifiuto delle costrizioni, l’uguaglianza dei sessi, la ricerca dei paradisi artificiali al grido di “fate l’amore, non la guerra”. Musica pop, giacconi di cuoio nero, capelli lunghi, sono i simboli di questa gioventù ribelle. Dalle manifestazioni contro la guerra del Vietnam al maggio ’68, un vento di ribellione soffia ovunque tra i giovani e si diffonde in Europa. La gioventù scopre l’India, i suoi guru, le sue sette e i suoi aromi: si profuma di sandalo, di musc e di patchouli e brucia bastoncini di incenso.
Parallelamente a questa anti-moda, l’alta moda si orienta verso il prêt-à-porter di lusso con Yves Saint-Laurent, Daniel Hechter, Paco Rabanne, Cacharel, Courrèges.
Nel 1966, Dior lancia “Eau Sauvage”, creata da Edmond Roudnitska: a un tempo discreta e persistente, segna l’avvento della profumeria al maschile e apre la via alle eau frâiche femminili, mascoline e androgine.
Nascono Capucci nel 1963, Emilio Pucci e Aramis nel 1966, Puig nel 1968 e Shiseido nel 1969.
1971 – 1980
Gli anni ‘70 inaugurano un periodo di reale apertura all’estero di cui beneficia largamente la cultura americana. Le nuove tecniche di commercializzazione riflettono perfettamente questo movimento: non si tratta più di produrre e di vendere, ma di analizzare il mercato e il comportamento dei consumatori per rispondere alle loro aspettative e dunque di ottimizzare la redditività. Gli obiettivi più importanti diventano il successo mediatico e le cifre di vendita.
Anche per il profumo l’importante è il messaggio che trasmette. Femminismo, ritorno alla natura, movimento gay, punk, neo-romanticismo: si vedono emergere stili di vita contrastanti e la coesistenza di molte tendenze.
In Europa, come negli Stati Uniti, nascono profumi concettuali che si rivolgono a una donna sofisticata e provocante o naturale e romantica. Appaiono sul mercato veri e propri profumi maschili: l’uomo dissocia profumo e dopobarba.
La profumeria francese si internazionalizza, componendo i suoi profumi sui modelli americani e raddoppiando le sue concentrazioni. Così il profumo “Opium”, lanciato da Yves Saint-Laurent nel 1977, è la versione francese del profumo americano “Charlie” di Revlon, lanciato nel 1973.
Nascono Givenchy nel 1970, Balenciaga nel 1971, Azzaro nel 1975, Van Cleef & Arpels nel 1976, Ralph Lauren nel 1978 e Bogart nel 1980.
In Italia i primi anni ’70 sono quelli della crisi energetica e dell’austerity. Mentre i consumi interni subiscono un calo, si afferma all’estero il made in Italy, un concetto che diventa nel mondo sinonimo di stile ed eleganza. Dalla moda al design, dal cibo ai gioielli, passando dalle scarpe alle automobili sportive, i prodotti italiani arrivano nei più remoti angoli del mondo. Gli stilisti italiani cominciano a creare le loro prime fragranze: Gucci nel 1974, Valentino Garavani e Trussardi nel 1976, Nino Cerruti nel 1979, Krizia nel 1980, Mila Schön nel 1981.
Nascono aziende come ICR nel 1975, Euroitalia, Florbath.
La fine del decennio vede un cambio di prospettive in tutti i settori produttivi: non si tratta più solo di produrre e di vendere, ma di analizzare il mercato e il comportamento dei consumatori per rispondere alle loro aspettative e dunque di ottimizzare la redditività. Anche per il profumo l’importante è il messaggio che trasmette. Si vedono emergere in questi anni stili di vita contrastanti, coesistono parecchie tendenze: femminismo, ritorno alla natura, movimento gay, punk, neo-romanticismo. L’uomo dissocia profumo e dopobarba: appaiono, dopo le eau de toilette, veri e propri profumi maschili.
1981 – 1990
Gli anni ‘80 sono gli anni delle sensazioni forti. Uomini e donne si trovano a lottare gomito a gomito nella corsa per la realizzazione personale. È l’esplosione del body building e degli sport di velocità: il corpo deve essere agile ed efficace.
Il profumo maschile esalta il corpo dell’uomo. Compaiono concetti come bellezza “multiforme”, appartenenza a un “clan” per il proprio abbigliamento, pettinatura, profumo. Le donne affermano e consolidano le loro conquiste professionali con vestiti scollati e fragranze così forti da poter suscitare malessere.
Provenienti dagli Stati Uniti, le note fruttate rinnovano la profumeria maschile e femminile. Tra le creazioni citiamo “Paris” di Yves Saint-Laurent e “Poison” di Christian Dior.
Si affacciano nel panorama olfattivo internazionale Orlane e Serge Lutens nel 1983, Lacoste e Davidoff nel 1984, Artisan Parfumeur nel 1985, Ted Lapidus e Cartier nel 1987, Kenzo nel 1988. Burberry, storica azienda inglese fondata nel 1856, in questi anni propone sul mercato le sue prime fragranze.
Sono gli anni che vedono il trionfo del made in Italy in tutto il mondo e in tutti i settori produttivi, specialmente nella moda. Gli stilisti italiani più affermati firmano le loro prime creazioni in campo olfattivo: Versace, Armani e Missoni nel 1981, Ferrè nel 1985, Fendi e Benetton nel 1987, Laura Biagiotti nel 1988, Valentino nel 1990.
Nel 1981 nasce anche Hanorah.
1991 – 2000
Sono gli anni della globalizzazione. La proliferazione di stili di abbigliamento, musicali e linguistici emerge anche nelle creazioni profumate dal destino spesso tanto effimero quanto quello delle mode che li hanno ispirati. Collegati ormai da internet, dai satelliti, dai telefoni cellulari, gli abitanti del villaggio globale sviluppano stili di abbigliamento, musicali e linguistici dal destino spesso tanto effimero quanto quello delle mode che li hanno ispirati, senza una reale tendenza dominante.
Grazie a metodi economicamente e tecnicamente sempre più performanti, il nostro ambiente olfattivo può essere riprodotto sia dall’industria della profumeria che da quella degli aromi. Come la televisione che moltiplica i suoi programmi grazie ai satelliti, si sviluppa anche uno “zapping” dei consumi.
La comparsa dei movimenti ecologisti e il successo delle medicine non tradizionali esprimono un’aspirazione al naturale e alla dolcezza.
Per reazione al decennio precedente, le nuove fragranze richiamano l’acqua come per appagare un desiderio di purificazione. Profumi marini, acquatici, vegetali, poi naturali per ritornare all’essenziale: la terra, il fuoco, l’acqua, il vento.
Alcuni profumi uniscono dolcemente il gusto e l’odorato: vaniglia, caramello, latte… in una evocazione del mondo dell’infanzia.
L’uomo si apre al mondo delle emozioni, si profuma per sedurre.
Affermando la loro appartenenza a un gruppo, una “tribù”, le giovani generazioni adottano uno stile spesso unisex, come l’eau de toilette “CK One” di Calvin Klein. Compaiono le prime note golose in “Angel” di Thierry Mugler, “Le Mâle” di Jean-Paul Gaultier, “Lolita Lempicka”. Nasce “L’Eau d’Issey” di Miyake nel 1992.
In Italia, nel 1916, nasce Acqua di Parma. Bulgari e Ferragamo propongono sul mercato le loro prime fragranze.