La Gardenia nell’occhiello

Sono nato a fine primavera nella campagna lombarda, fra l’odore intenso del maggese e del bestiame e la dolcezza inebriante dei tigli in fiore. Il naso comincia presto la sua palestra in mezzo alla natura e cogliendo la verdura dall’orto di nonna o giocando con la legna ti ritrovi presto a godere con la faccia tra le mani. La mia infanzia è stata così fragrante che che potrei parlare per ore, e ancora oggi la memoria è così vivida da essere un riferimento nel trovare la strada di casa un po’ in ogni fragranza. Ora però mi voglio soffermare su una gita di pochi anni fa in una campagna a me straniera, quella toscana. E’ il ricordo di una mattina di quelle perfette, di quelle in cui ti senti beato, inanellata di perle di rugiada mentre il sole di maggio rinviene i grappoli mielati dell’acacia ancora molli di pioggia. La moto canta veloce e, dando gas, gli ottani si mischiano alla frescura balsamica dei cipressi e il verde polveroso dei giaggioli. Divori il sentiero e non vedi l’ora di arrivare sotto l’enorme quercia di Collodi, un gigante centenario la cui ombra muscosa abbraccia ogni Pinocchio che come me volesse scambiar dolci bugie con chi mi stringeva forte ad ogni accelerata. La memoria di quell’aria musicata dal ronzio delle api è ancora così magica nella mente che spero prima o poi di ritrovarla distillata in un profumo per respirare a piacimento quella serenità.